sabato 23 aprile 2011

Se non hai i soldi non puoi entrare!

In riferimento agli avvenimenti che stanno succedendo in Nord - Africa, le rivolte e le conseguenti repressioni violente dei regimi, LE VITE di quegli ESSERI UMANI che da quei territori insaguinati e calpestati dagli sfuttatori, vogliono andarsene, hanno un valore monetario: €62,00. Questa è la cifra che la Francia, non migliore dell'Italia, ha imposto agli immigrati di possedere in tasca, per poter varcare il confine. In questa  parte di mondo, l'Occidente, che si definisce civile, salvatore, portatore di principi sani, di giustizia e democrazia, impone ai disperati bisognosi di avere del denaro per poter essere "aiutati"!

Non esiste la possibilità, come uomini e donne di questo mondo, di poterlo girare nella piena e naturale libertà!
Noi desideriamo un mondo libero e senza frontiere.

Tutto ciò che non si era inabissato negli oceani infatti, era un’accozzaglia di cemento e ferro, suddivisa con delimitazioni strutturate ed evidenziate da muri, a loro volta controllati dai soldati dei limes: le Guardie dei Confini..(Eyja)


Ogni area numerata faceva riferimento ad una razza umana specifica, “filtrata” a sua volta dalla più grande “pulizia etnica” della storia, compiuta nel precedente millennio, e in ogni area numerata vivevano, divisi in ceti sociali gerarchici, la sez. A – la casta superiore - la sez. B – quella mediana – e infine la sez. C – la casta inferiore, la più povera ma anche la forza-lavoro.
I fili spinati, sotto il controllo dei militari della Polizia Imperiale, suddividevano le sezioni..(Eyja)

"ESSERE LIBERATI DA GHEDDAFI SOLO PER DIVENTARE SCHIAVI DI COLORO CHE LO HANNO ARMATO E SOSTENUTO IN TUTTI QUESTI ANNI DI VIOLENZA E DI REPRESSIONE AUTORITARIA?"
Saoud Salem



giovedì 17 marzo 2011

Scrivi la tua recensione.

Quello che è accaduto in Giappone è spaventoso...
 Se non ci fosse stata la centrale nucleare, i danni non sarebbero stati così catastrofici...
L'uomo vuole sfidare la Natura..finendo per autodistuggersi?

domenica 6 febbraio 2011

Eyja

Vivendo sopra un albero, passavo gran parte del mio tempo a leggere libri ricchi di racconti e di immagini della Vecchia Era, e quando non era ancora notte, amavo starmene seduta dietro la finestra, di fianco ad uno dei tronchi che attraversava la stanza. Nascosta tra le foglie, e attraverso un occhiello di quel mantello naturale che rivestiva i pannelli all’esterno, buttavo ogni tanto uno sguardo, senza essere vista, a quel mondo freddo e cimiteriale che mi rifiutava e che mi procurava solo dolore.
Ero malata… e stavo morendo in fretta!
Non potevo vivere tra la gente, non potevo nutrirmi del cibo che mangiavano tutti, non potevo toccare manufatti costruiti con materiali artificiali, non potevo camminare sull’asfalto e avevo diciassette anni!
Mentre il Vento Sacro era lontano, rinchiuso in un forziere segreto all’interno del Palazzo Reale, e un irrisolto quesito premeva da secoli nelle stanze imperiali, un giorno uno straniero spuntò da dietro l’angolo di un condominio fatiscente in fondo alla strada, e lentamente, con cautela, passando dal marciapiede, si avvicinò al cancello del mio cortile, senza superarlo, rimanendo lì, fermo ad osservare l’albero oltre il muretto!

sabato 5 febbraio 2011

Come mi è venuto in mente?

Ho scritto Eyja nell’inverno dell’anno scorso. All’epoca, come tutt’oggi, sentivo la necessità di esprimermi, contestando, come fanno già in molti, il comportamento dell’uomo nei confronti dei propri simili, degli animali e nei confronti della Natura. Per farlo ho pensato al modo a me più consono: scrivendo una storia.
Eyja è fondamentalmente, una piccola fiaba romantica, che racconta a modo suo, una crudele realtà: catastrofi petrolifere, scorie nucleari, sperimentazioni militari, OGM, ovvero tutto quel sistema, che quotidianamente studia e lavora per  un futuro già deciso, un futuro sintetico e minaccioso verso tutto ciò che è naturale e salutare, senza che noi possiamo fare niente, o almeno non molto...
Poi c’è stata l’eruzione del vulcano islandese: l’Eyjafjallajokull, che ha bloccato per diversi giorni gli aeroporti di molte capitali europee..
E se la terra, essendo un enorme corpo fisico, che respira, avesse   una propria coscienza, e se provasse dolore reale? E se potesse reagire, ribellarsi essa stessa,  come un corpo malato alla malattia che lo sta divorando? Ho immaginato quel futuro sintetico, cibernetico, che non è poi così distante, l’ho immaginato a modo mio, già avanzato, finito, una terra in fin di vita, e  ho aggiunto di contrasto, il suo opposto, ovvero Eyja, un albero, una storia d’amore, un pizzico di magia..
Tutto è nato, dal desiderio di esprimere, raccontando una storia fantastica, il mio dissenso davanti alle cose che vedo oggi, tutti i giorni intorno a me: la raggelante indifferenza verso la salute della Natura e degli esseri viventi, per scopi effimeri e distaccati, come l' economia capitalista e il potere - basti pensare agli OGM appunto, o alla NANOTECNOLOGIA - e del controllo dell'uomo sull'uomo attraverso un esasperante meccanismo tecnologico di controllo. 
Sottolineo che non sono una studiosa, non sono esperta di scienza o di nucleare, ma ne so quanto basta, per essere fermamente contraria davanti a una prospettiva futura, così sterile e autodistruttiva!
Il mondo come quello di Eyja, è un mondo fatto di paura, di controllo, di cose nocive: cose che, se ci guardiamo intorno, possiamo ritrovare tranquillamente nella nostra realtà.
L’idea di suddividere in aree le persone, in primis per il colore della loro pelle e poi per la loro posizione sociale, è nata dal pensiero di provare ad applicare alla lettera ciò che dicono molti italiani, ovvero che ognuno deve stare nel proprio paese: proviamo ad immaginare che mondo sarebbe, se tutti dovessimo restare obbligatoriamente entro i nostri confini politici! Ieri c'erano i lager nazisti, oggi ci sono i Cie, e la storia si ripete...

Arrivati al punto in cui le immense città, hanno invaso l’erba, distrutto i boschi, gli animali, i fiori ecc, quindi una situazione estremizzata al 100% alla tecnologia, alla scienza, intesa come Religione, al profitto, in cui le persone sono strumenti di lavoro, quindi cose, come sono strumenti di guerra gli esseri umani costruiti in laboratorio, è stato inevitabile, per me, dover dare una risposta altrettanto assolutista e forte, che non necessariamente vuole far intendere la soluzione, questo è chiaro, ma vuole suggerire una seconda possibilità per ricominciare, un azzeramento concesso in una fiaba, che sicuramente non sarà possibile nella realtà.

Vi racconto un pò del mio libro..

Eyja è una fiaba che racconta di un mondo in fin di vita, dove l'umanità è schiacciata dal potere dell'odio e della violenza: una violenza esasperata, messa in atto attraverso l'annullamento totale di ogni forma naturale preesistente, attraverso il controllo totalitario delle vite umane, in nome di una fame oscura, provata da esseri ingordi e altrettanto sinistri.
Eyja è la protagonista, ed è una ragazza giovane, con gli stessi sogni e le stesse paure di tante altre adolescenti, ma è anche "malata", malata di una strana malattia incurabile: la Civiltà Famelica,lo stesso male che affligge la Terra. La ragazza, nascendo in un epoca tecnologicamente avanzata, ma fredda e cementificata, dove tutt’intorno ormai è rappresentato da strade e palazzi, è costretta, per sopravvivere, a vivere sopra un albero: l'unico albero rimasto nel pianeta.
C’è solo una cosa che ricorda ancora le sembianze naturali terrestri: un ‘enorme montagna di ghiaccio che sovrasta la megalopoli.
All’ improvviso però arriva un ragazzo nella vita di Eyja: uno straniero che si chiama Akin. Infatti i popoli dell’ Impero Artico Unito, sono suddivisi in aree, catalogati come merce di un supermercato e impiegati come scopo finale, al lavoro.
Ma Akin ha un segreto ed è stanco: stanco di sottostare alla Grande Catena di Montaggio alla quale la sua vita, come quella degli altri, deve dare conto..